Dalle pendici del monte Serrasanta la città domina un'ampia e fertile conca intramontana.
Il nome attuale rievoca complesse vicende storiche.
Numerose testimonianze archeologiche dimostrano che la zona fu frequentata
fin dall'età preistorica:
nella valle di Santo Marzio è stato rinvenuto un ripostiglio con oggetti in bronzo e due dischi aurei del XII secolo a.C., ora al Museo Archeologico Nazionale di Perugia, e anche il Colle Mori, poco più a nord fu occupato sin dal II millennio a.C.
Fra l'VIII-VII secolo e il III secolo a.C. si sviluppò un importante
centro umbro abitato dalla comunità dei Tadinates, che, come attestano le minacce rituali riportate nelle Tavole bronzee di Gubbio, erano in lotta con gli eugubini.
Con la conquista romana dell'Umbria, nel III secolo a.C., sorge nell'area di Sant'Antonio di Rasina, lungo quella via Flaminia che dal 220 a.C. collega Roma e Rimini e che avrebbe determinato le vicende del luogo nei secoli successivi,
l'insediamento di Tadinum. Nel VI secolo d.C. la guerra greco-gotica infuriò proprio lungo la Flaminia, che collegava Roma ai possedimenti bizantini e a Ravenna.
Totila, re dei Goti, distrusse Tadinum, ma nella stessa località, nel 552 d.C., durante la decisiva battaglia di Tagina, fu sbaragliato e ucciso dai Bizantini guidati da Narsete. In seguito la città venne saccheggiata dai Longobardi di Alboino e di Liutprando e poi dai Saraceni e fu rasa al suolo da Ottone III nel 996. Pochi anni dopo il Mille
risorse con un nuovo nome di origine longobarda, Gualdo, derivato da wald,
bosco.
Distrutta da un incendio, fu nuovamente edificata sul colle di San Michele, per concessione di Federico II, poco prima della metà del XIII secolo e il borgo assunse allora la forma che tuttora la caratterizza. Alla fine del XIII secolo fu assoggettata da Perugia, sotto il cui dominio rimase fino al 1469, anno in cui divenne legazione autonoma dello Stato pontificio.
Nel 1833 Gregorio XVI le conferì il titolo di città e ne cambiò il nome da Gualdo di Nocera a
Gualdo Tadino.