Matteo di Pietro di ser Bernardo, notaio e pittore, è una delle più interessanti e complesse personalità dell'arte umbra della seconda metà del Quattrocento.
Nato a Gualdo Tadino, probabilmente tra il 1430 e il 1435, si formò sull'esempio del folignate
Bartolomeo di Tommaso e del camerte Girolamo di Giovanni, apprendendo da quest'ultimo gli elementi del nuovo stile rinascimentale interpretato da Piero della Francesca e dalla scuola padovana.
Nel 1462, quando eseguì il polittico di Santa Margherita, oggi nel Museo Civico, mostrò di conoscere assai bene la lezione di pittori come lo Squarcione e il Mantegna, prestando forte attenzione alle figurazioni architettoniche e ai dettagli ornamentali.
Fra il 1470 e il 1480, abbandonati tali ornamentazioni, tornò ai modelli della scuola folignate specialmente alle stilistiche di Niccolò di Liberatore detto l'Alunno, a testimonianza di questo ritorno alle origini, il trittico del 1471 conservato al Museo Civico.
L'ultima fase della sua attività, dove si inseriscono importanti opere come l'Incontro di San Gioacchino e Sant'Anna conservato nella Pinacoteca di Nocera Umbra, conferma la straordinaria capacità di questo artista di recepire sempre le ultime
tendenze figurative, soprattutto di provenienza marchigiana.
A capo di una fiorente bottega dove si formarono anche il figlio Girolamo ed il nipote
Bernardo, capostipite di una singolare dinastia di pittori-notai, Matteo lavora a cavallo di tre importanti centri: Gualdo Tadino, Nocera Umbra ed Assisi.
L'Ottocento segna l'inizio di una fortuna che caratterizzerò buona parte del secolo successivo.
La critica moderna, ha posto la propria attenzione su Matteo da Gualdo, cercando di rintracciare una sua
posizione all'interno di un più ampio quadro figurativo.
I mutamenti di rotta, talvolta imprevedibili nel percorso pittorico di Matteo, hanno reso difficile, come peraltro è spesso sorte degli eccentrici, mutanti per vocazione, darne una lettura di coerente evoluzione formale.
La vicenda critica di Matteo è inseribile in quel filone che discende dalle pionieristiche vedute di
Roberto Longhi, nella duplice rivalutazione delle personalità artistiche minori e degli ambienti locali.
Matteo nel corso della sua attività, ha improntato in se un intero territorio, dando forma inconfondibile ad immagini rimaste note nei secoli, una figura emblematica del Quattrocento gualdese e dell'intera storia artistica della città, un geniale esponente della
Rinascenza umbra, sempre di più all'attenzione degli studi critici, tendendo ad affermare sempre di più il fascino di questo Modigliani ante litteram.
AA.VV., Matteo da Gualdo, Rinascimento eccentrico tra Umbria e Marche, catalogo della mostra, 2004, Electa, Editori Umbri Associati.
AA.VV., Gualdo Tadino, Storia e Istituzioni Arte, 2004, Editrice le Balze.