MOSTRE
FILIPPINO LIPPI E SANDRO BOTTICELLI NELLA FIRENZE DEL 400
Alle scuderie del Quirinale i due maestri in mostra fino al 15 gennaio
Data: 16/12/2011
I capolavori quattrocenteschi di Filippino Lippi, affiancati a quelli del suo maestro Sandro Botticelli, saranno in mostra dal 5 ottobre alle scuderie del Quirinale. Al grande pittore toscano, tra i massimi rappresentanti della prima rinascenza, l'importante esposizione romana intende restituire quel ruolo da protagonista, messo in ombra nei secoli dal genio botticelliano. La mostra antologica è stata curata da Alessandro Cecchi, direttore della galleria palatina, degli appartamenti reali di Palazzo Pitti e del giardino dei Boboli, nonché eminente studioso del Rinascimento italiano. Le opere selezionate sono dunque le più significative per ricostruire l'intera produzione di Filippino (1457-1504), ben 34 anni di incessante attività tra Prato, Firenze e Roma, che non conosce momenti di crisi. Persino negli anni della predicazione del Savonarola, che tanto influì sul suo maestro, la sua vena creativa rimase ferma. Figlio del frate carmelitano Filippo Lippi e della monaca Lucrezia Buti (un'unione che destò scandalo), crebbe a Prato e, artisticamente, a Firenze, nella bottega di Sandro Botticelli dove è documentata la sua presenza nel 1472. Chiamato Filippino per distinguerlo dal padre, pittore tra i più famosi e apprezzati del suo tempo, nella bottega fiorentina divenne a sua volta un artista di primissimo livello, cui il Vasari ha riservato parole di elogio per il "bellissimo ingegno" e la "vaghissima e copiosa invenzione". Il percorso espositivo si articolerà tra le opere dei due artisti e di alcuni pittori della loro cerchia, come Raffaellino Del Garbo e Piero Di Cosimo. Tra i capolavori, ci saranno il tondo bartolini, con la madonna col bambino e storie di sant'Anna del padre fra Filippo (Firenze, galleria Palatina), mentre di Filippino figureranno l'adorazione dei magi della National Gallery di Londra (restaurata per la mostra), la meravigliosa visione di San Bernardo della badia fiorentina, la Madonna Strozzi del Metropolitan Museum (un altro restauro eccellente) e l'allegoria della musica della Gemaldegalerie di Berlino. Tra i dipinti di botticelli ecco invece la straordinaria, rarissima derelitta prestata eccezionalmente dai principi Pallavicini. Particolare attenzione sarà data infine al periodo romano. Nella città eterna (dove dipinse il ciclo della Cappella Carafa) Filippino studiò le antichità e conobbe le suggestioni di pintoricchio riportando a Firenze il gusto per la decorazione a grottesche, che ne suoi dipinti si fece misteriosa, fantastica e inquietante, legandosi al clima di crisi politica e culturale della Firenze di Girolamo Savonarola.
Lippi fu tra i pittori più famosi e apprezzati del suo tempo e divenne un artista di primissimo livello, cui il Vasari riserva parole di elogio per il "tanto ingegno" e la "vaghissima e copiosa invenzione". Fin dalle sue prime prove giovanili, attribuite dal grande storico dell'arte Bernard Berenson ad un fantomatico "Amico di Sandro", le sue guizzanti figurine colpiscono per una grazia malinconica, un'inquietudine capricciosa che le differenziano dallo stile del Botticelli. Di quest'ultimo non fu un semplice garzone di bottega ma un collaboratore alla pari, per divenirne poi un rivale temibile nell'ultimo ventennio del quattrocento, apprezzato sempre più dai Medici e dai loro sostenitori come dai seguaci del Savonarola e i repubblicani. Si spiega così perché sia stato chiamato proprio Filippino negli anni ottanta a completare gli affreschi della cappella Brancacci al Carmine, opera di Masolino e Masaccio, pittori venerati, ammirati e studiati da tutti gli artisti allora e nei secoli a venire, oppure gli siano state affidate importanti commissioni disattese da Leonardo come la Pala degli Otto in Palazzo Vecchio (1486) e l'Adorazione dei Magi di San Donato a Scopeto (1496), entrambe oggi agli Uffizi, o, ancora la commissione, nel 1498, più prestigiosa della Repubblica, la Pala della Signoria per la Sala del Maggior Consiglio repubblicano cui, però, non avrebbe dato seguito per i molti impegni e il sopravvenire della morte nel 1504. Filippino seppe, dunque, essere artista eclettico e versatile più di ogni altro, con commissioni a Firenze e nel suo territorio, ma anche a Lucca, a Genova, a Bologna e a Pavia. Fu inoltre particolarmente innovativo nel campo decorativo e delle arti applicate, come attestano gli affreschi della Cappella Carafa nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma e della Cappella Strozzi in Santa Maria Novella a Firenze, cicli pittorici in cui la sua fantasia sbrigliata e capricciosa emerge sicura, tanto da farne un maestro di grande modernità.
In tempi recenti il livello qualitativo e l'eccellenza davvero non comune della sua produzione artistica comincia ad essere ritenuta superiore a quella di molte opere ascritte al Botticelli.
Grazie alla fondamentale collaborazione del Polo Museale Fiorentino, del Fondo Edifici di Culto e grazie al contributo generoso di associazioni private come "Friends of Florence", la mostra offre un'occasione unica per vedere riuniti i capolavori del maestro toscano proprio a Roma dove Filippino ha studiato le antichità e lasciato il ciclo affrescato della cappella Carafa, ripercorrendone la vicenda umana e artistica e offrendo la possibilità irripetibile di confronti con alcune opere del grande Botticelli per cui anche il rapporto con l'amico Sandro' risulterà, alla fine del percorso espositivo delle Scuderie, approfondito e illuminato sullo sfondo della Firenze del '400, straordinaria per fervore e innovazione.
Per informazioni http://www.scuderiequirinale.it/MediaCenter/FE/categoria/mostra-000.html
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